UNA RELAZIONE BENE IMPOSTATA
Avete acquistato un cagnolino o state per farlo? Meditate di prendervi un impegno con un trovatello già grande, al canile o con il passaparola? Oppure il cane lo avete già e ci sono delle difficoltà (abbaia, tira al guinzaglio, non vi obbedisce, è aggressivo)? Cinzia Stefanini, educatrice e rieducatrice del comportamento cinofilo, chiarisce quali sono gli aspetti di cui tenere conto nella scelta e come comportarsi per impostare una relazione serena con il nuovo amico.
DI COSA BISOGNA TENERE CONTO QUANDO SI DECIDE DI PRENDERE UN CANE?
Se si compra un animale di razza, il primo consiglio è di rivolgersi ad allevatori riconosciuti ed esigere che ci sia il pedigree (non costa nulla, diffidate di chi vi fa lo sconto per non fornirvelo).
Attenzione all’età: deve avere almeno 60 giorni. Nei due primi mesi di vita è necessario che i cuccioli vivano con i fratelli e con la madre, che darà loro le basi per un corretto comportamento. Dall’età di 4-5 settimane, infatti, i piccoli giocano, lottano tra loro e si mordicchiano. Spesso l’eccitazione li spinge a eccedere e a quel punto la madre interviene: afferra alla collottola e schiaccia a terra chi ha sbagliato oppure lo obbliga a rimanere a pancia all’aria per qualche secondo. Gli stessi atteggiamenti vengono usati quando il cucciolo esagera in corse sfrenate o abbaia troppo. Così impara ad avere dei limiti. Se il cucciolo non ha ricevuto questa educazione primaria, perché adottato troppo precocemente o addirittura allevato con il biberon in quanto orfano, potrebbe poi avere problemi di autocontrollo nel mordere, nell’obbedire, nella relazione con i suoi simili e con gli esseri umani.
E PER QUANTO RIGUARDA LA RAZZA?
Bisogna ricordare che ogni razza è stata selezionata per una determinata “missione” e questo influenza fortemente carattere e abitudini. Quindi, non scegliete un cane da caccia se non avete tempo o possibilità di portarlo spesso in grandi spazi aperti: chiuso in un appartamento farà “il matto”, perché ha bisogno di sfogarsi al parco. Attenzione anche se chi lo porterà fuori è un ragazzino o una persona anziana: un setter, un bracco, un labrador, ma anche un cocker o un bassotto, avranno l’istinto di “tirare” al guinzaglio e la tendenza a scappare per inseguire ciò che si muove. Non compriamo un weimaraner, il cane grigio con gli occhi azzurri, perché è bello e di moda, dimenticando che poi dovremo gestire 40 kg di muscoli pronti a scattare dietro a un uccellino. No anche ai cani da guardia se poi non vogliamo che abbaino in giardino, o a razze come akita o dalmata se ci aspettiamo coccole: non è nella loro natura essere affettuosi e sopportare abbracci e sbaciucchiamenti.
MA ESISTONO CANI “FACILI”?
Quando le persone mi dicono che vogliono un animale docile, disponibile con i bambini, con poche esigenze di spazio e di tempo per le passeggiate, consiglio il maltese: è gioioso e affettuoso e bastano pochi minuti di gioco con una pallina per soddisfare le sue scarse esigenze atletiche. Quando piove, niente scarpinate sotto l’acqua: gli basta fare pipì e torna subito sui suoi passi verso casa...
E SE LO SI PRENDE AL CANILE?
Occorre essere consapevoli che spesso questi animali hanno subito dei traumi e per questo vanno seguiti con particolare attenzione e disponibilità. In generale, bisogna sapere che per un po’ di tempo sarà necessario anteporre le loro esigenze alle nostre. Fatevi consigliare dagli educatori del canile, che hanno avuto modo di osservarli per un po’ di tempo e fate presente se avete l’esigenza di lasciarli subito da soli, o se vivete in un condominio per cui non potete avere tutto il tempo necessario per insegnare loro a non abbaiare.
COME SI FA A IMPOSTARE BENE LA RELAZIONE
Va basata sul rispetto delle caratteristiche degli animali e sulle loro esigenze, consapevoli che l’obiettivo è che imparino a rispettare le regole (dominanza). Bisogna mettersi in testa che ci vuole del tempo e che l’intento deve essere sempre educativo, è inutile arrabbiarsi e sgridarli, ci vuole tranquillità e fermezza: se non volete che salgano sul letto, ditegli sempre di no, anche centinaia di volte, sempre con dolcezza. Ma se invece glielo lasciate fare, poi non arrabbiatevi e non picchiateli se ci salgono quando sono sporchi o bagnati. Non dimenticate infine di dedicare sempre del tempo al momento del gioco: è importante perché il cane non vi veda solo come figure prescrittive, ma anche come amici.
QUAL È L’ERRORE EDUCATIVO PIÙ FREQUENTE?
Lasciare fare al cucciolo qualcosa che poi non si vuole che faccia da adulto: per esempio, lasciarlo salire sul divano o sul letto, oppure dargli cibo dalla tavola.
E QUALE L’ATTEGGIAMENTO GIUSTO?
Fargli fare tante esperienze, non sempre le solite quattro cose, ma andando per gradi. Il cane va portato al guinzaglio in passeggiate prima brevi e in zone tranquille, poi via via più lunghe e più avventurose, cercando posti nuovi. Passeggiate in città, dove vedrà e sentirà i rumori di automobili, motorini, biciclette, e incontrerà vari tipi di persone. Poi si potrà portare anche in luoghi più affollati. Importante anche la campagna, dove cose e suoni sono diversi. In questo modo la sua “banca dati” cerebrale avrà svariate informazioni che verranno riutilizzate in futuro. Molte situazioni gli saranno note e dunque non saranno fonte di paura e ansia. In tutte le occasioni il padrone deve parlare con l’animale, dandogli delle indicazioni.
E PER IL CIBO?
L’alimentazione è responsabilità del veterinario: fate solo quello che vi dice il professionista, senza dare retta ai discorsi “da giardinetto”.
QUANDO BISOGNA RIVOLGERSI ALL’EDUCATORE CINOFILO?
Quando ci si rende conto che c’è qualcosa che non va nella relazione: anche solo se il cane non risponde al richiamo o non sa stare al guinzaglio. Se il professionista interviene subito, basta un incontro o due per migliorare o risolvere il problema, senza colpevolizzare né il cane, né il padrone.
IL GUINZAGLIO
Il guinzaglio per un cane è innaturale, quindi ci vuole pazienza e costanza: per educarlo a non tirare, la regola è non assecondarlo mai quando tende il guinzaglio. deve imparare che più tira, meno ottiene, senza però mai strattonarlo. Per esempio, se smania per andare all’area cani, dovete indurlo con un movimento rotatorio del guinzaglio ad andare in un’altra direzione, ritardando il momento in cui otterrà la soddisfazione del suo desiderio.